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Il coraggio di reinventarsi

Cartoleria Milani, Skilifting & Bike e Top Out Dance School ASD

Le tre voci del quartiere dalle quali vorremmo partire per narrare il Gallaratese sono la Cartoleria Milani di Stefania Battaglia, Skilifting & Bike di Davide Mazzarrisi e Top Out Dance School ASD di Oscar Serra. Tre attività che, durante il confronto avuto con ciascuna di loro, si sono rivelate accomunate da una spiccata capacità di reinventarsi in questa nuova quotidianità e da una particolare vicinanza con i ragazzi e ragazze più giovani. Inoltre, abbiamo chiesto ai titolari di mostrarci un angolo del luogo di lavoro o un oggetto che per ognuno ha rappresentato la propria zona di comfort durante quest’ultimo anno. 

Stefania Battaglia è la proprietaria della Cartoleria Milani di via Sem Benelli 11, attività storica aperta dalla madre quarantasette anni fa e ancora oggi punto di riferimento all’interno del Gallaratese. Per mantenere sempre viva la vicinanza che si è venuta a creare negli anni, la priorità di Stefania, prima e soprattutto durante la pandemia, è stata quella di “rimanere connessa e in contatto con i miei clienti e con il mio quartiere”. Come per la maggior parte dei negozi di vicinato, i momenti di chiusura della cartoleria hanno fatto emergere la necessità di individuare nuove modalità di servizio con cui poter continuare a venire incontro ai bisogni e alle esigenze dei propri clienti, svolgendo consegne a domicilio: “per fortuna il nostro è stato un settore che, a parte il primo periodo, è stato lasciato aperto: quindi tutto sommato è stato più semplice rispetto ad altre categorie di negozi.”.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Nonostante Stefania abbia osservato un aumento nella frequentazione dei negozi di quartiere, specialmente nel caso di beni di prima necessità, ha anche sottolineato come le attività commerciali si siano dovute confrontare con la scelta di almeno una parte della clientela di effettuare acquisti online. Se, da una parte, questa decisione clientelare è stata in molti casi necessaria o obbligata per ragioni di salute e sicurezza, dall’altra ha spesso determinato il venir meno di un rapporto interpersonale tra cliente e commerciante, che, quanto presente, è in grado di influire positivamente sulla quotidianità e sulla qualità stessa del lavoro: “per noi è fondamentale il contatto con le persone, non siamo solo qui a vendere, ma anche ad offrire due parole, un sostegno a coloro che vengono da noi. Chi si abitua sempre di più ad un acquisto online perde tutto ciò e si indurisce su questo aspetto; questo secondo me questo porta in generale sempre di più ad un isolamento da ciò che ci circonda.”.

Stefania ci mostra la piantina esposta in negozio 

Inoltre, dato il rapporto privilegiato che la Cartoleria ha con le scuole, Stefania ha potuto offrirci un suo riscontro dei cambiamenti in atto nel mondo dei bambini e dei ragazzi in questo momento storico: “dai racconti che i miei clienti mi hanno riportato emerge come la crisi stia avvenendo soprattutto dalla seconda media in su, e colpisca molti ragazzi e ragazze che non vogliono più uscire di casa; se prima erano pieni di apparente energia e dinamismo, ora sono entrati in crisi e in spirali depressive. Secondo me questo accade perché oggi vengono dati pochi strumenti ai ragazzi per codificare questa nuova quotidianità, che è stata stravolta, e affrontare adeguatamente momenti di solitudine come questi: così anche il minimo problema diventa una bomba.”.
 

Ad averci potuto dare un punto di vista ulteriore su questo aspetto è stato Davide Mazzarrisi, gestore dell’attività Skilifting & Bike, situata in via Appennini 92, che da cinque anni è contemporaneamente una ciclofficina e un laboratorio per la riparazione e il noleggio sci.

Come ci ha potuto riportare Davide, la chiusura degli spazi dedicati allo sport ha reso necessario trovare modalità alternative per poter svolgere attività fisica, elemento che, soprattutto in un momento di forte difficoltà come questo, è diventato per molti, e soprattutto per i giovani, un’importante valvola di sfogo. Da questa istanza ha preso il via, sotto la supervisione di Davide, un corso di Mountain Bike dedicato ai ragazzi del quartiere, che ad oggi è arrivato a coinvolgerne ventotto. Grazie a questa vicinanza con il mondo giovanile Davide ha potuto notare a livello personale alcune dinamiche: “devo ammettere che nei ragazzi che attualmente sto seguendo ho riscontrato soprattutto molta rabbia. Vedo ragazzi pieni di energia che fuori da casa viene convogliata in modo distruttivo e rabbioso perché non sanno come gestirla”. Il luogo attorno al quale attualmente gravita il corso di mountain bike è la Montagnetta di San Siro, che, essendo provvista di salite, sterrate e discese, è diventata durante la pandemia lo spazio ideale per praticare questa tipologia di sport. L’aumento esponenziale di utilizzatori della Montagnetta, però, ha provocato situazioni di forte disagio: “tutti i litigi dell’ultimo anno sono nati perché il quartiere intero si è riversato nei parchi, Se prima c’erano dieci persone in bicicletta sulla Montagnetta, oggi siamo in 50 e chiaramente una situazione normale di convivenza è diventata problematica da gestire.”. 
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Se nell’insegnamento emergono queste difficoltà pratiche, nell’attività ordinaria la ciclofficina ha visto un aumento della frequentazione da parte del quartiere, complice anche il boom di biciclette riscontrato nell’ultimo periodo: “il grosso l’ho visto soprattutto con il primo lockdown: mi sono arrivate biciclette abbandonate nelle cantine di gente che era disperata perché voleva muoversi e l’unico modo per farlo era attraverso una bicicletta.”. 

Skilifting & Bike si trova, inoltre, in mezzo ad un contesto abitativo molto eterogeneo e poco coeso, una situazione che rende necessario, secondo Davide, un lavoro orientato a migliorare l’integrazione sia all’interno del Gallaratese, sia tra il quartiere e Cascina Merlata, area interessata da importanti interventi di riqualificazione e rigenerazione urbana negli ultimi anni. 

L'angolo della ciclofficina di Davide

Questa collocazione ha permesso a Davide non solo di osservare in prima persona determinate dinamiche proprie del Gallaratese, ma anche di individuare come il quartiere stesse reagendo all’instaurarsi della nuova area. Il rischio maggiore è che si crei una frattura tra Cascina Merlata e il quartiere Gallaratese, soprattutto a causa delle diverse tipologie di utenze che abitano le due zone e delle forti barriere, soprattutto psicologiche, alimentate da un dialogo quasi inesistente. A detta di Davide, questa spaccatura, attualmente ancora embrionale, è già “visibile nel linguaggio parlato della gente; non a caso si sta cominciando a dire “vado in Merlata”, come se fosse una zona a sé stante e qualcosa di altro e diverso rispetto al Gallaratese. Secondo me l’evoluzione di questo rapporto dipenderà molto anche da come lavoreremo noi associazioni del territorio, cercando di alimentare un dialogo costruttivo tra queste due zone, stimolare la curiosità della gente e incoraggiare lo spostamento di persone da un’area all’altra con attività sportive, culturali e conviviali. Il territorio, se si propongono attività, risponde. Spesso il Gallaratese viene definito un quartiere dormitorio; io dico che è un quartiere dormitorio se lo si fa dormire.”.


Un’altra attività che si sta impegnando a costruire un dialogo costruttivo e duraturo con il quartiere è Top Out Dance School ASD, situata in via Bolla 12 e gestita da Oscar Serra, titolare e direttore artistico. 
Abbiamo avuto il piacere di parlare sia con Oscar che con Jessica, direttrice artistica della scuola, i quali ci hanno raccontato di aver realizzato prima del Covid-19 diversi eventi di ballo nel Gallaratese, con lo scopo di creare momenti di aggregazione, soprattutto per i giovani, e di portare la danza fuori dalle mura della scuola. Uno degli eventi più interessanti organizzati di recente è stata la Top Out Battle, una gara di ballo hip hop e mix style, tenutasi nello spiazzo di fronte alla Biblioteca Gallaratese, un luogo di passaggio raramente utilizzato per eventi e momenti di intrattenimento artistico, che in questa occasione ha avuto modo di essere valorizzata. 

 

Sempre con l’obiettivo di fare rete con le diverse realtà del territorio una volta che la situazione pandemica sarà scemata, l’intenzione di Oscar e Jessica è quella di inserire le attività della scuola di danza nel più ampio tessuto sociale del quartiere avviando delle collaborazioni anche con gli istituti scolastici presenti nel Gallaratese, modalità in passato già sperimentata con successo in altre zone della città. “Spesso i professori e i maestri delle scuole con cui collaboriamo ci chiedono di fare più iniziative perché i ragazzi, una volta coinvolti, con la danza si divertono moltissimo e si affezionano a noi, anche perché i legami che si creano tra allievi e maestri spesso sono molto intensi, la danza spesso richiede agli allievi un lavoro di forza fisica e mentale che si può raggiungere soprattutto se si ha fiducia e rispetto nei confronti del maestro, che a sua volta si deve guadagnare ogni giorno quella fiducia e quel rispetto.” 
 

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Anche durante il lockdown Oscar e Jessica sono riusciti a mantenere questo legame, proponendo sin da subito ai loro allievi di svolgere le lezioni di danza online, seppure con le enormi difficoltà del caso. Questa scelta è stata, però, necessaria “per poter stare vicino ai nostri ragazzi in una situazione così delicata. All’inizio i bambini lo facevano volentieri, perché la lezione online veniva vissuta un po’ come un evento che spezzava la monotonia del primo lockdown. La sera facevamo anche le chiamate con i bambini, parlando e giocando assieme, affinché potessero avere un momento di svago e qualcuno con cui confrontarsi.”. 

Oscar e Jessica davanti al graffito TopOut nella sala da ballo principale

Da gennaio gli insegnanti della Top Out Dance School si sono anche attivati per svolgere lezioni in presenza, così preziose per attività come la danza che richiedono una vicinanza prima di tutto corporea, proponendo delle lezioni miste e, quindi, svolgendo contemporaneamente lezione in sala, per coloro che partecipano alle gare di ballo, e a distanza per tutti gli altri allievi. In ogni caso, rimane la volontà di organizzare anche delle lezioni al parco e all’aperto così da poter ricominciare a fare danza senza queste limitazioni, che vanno a scapito soprattutto dei bambini più piccoli.  
 

Avendo aperto la Top Out Dance School ASD cinque anni fa, Oscar e Jessica ci hanno riportato anche come, nonostante le iniziali difficoltà strutturali ed economiche riscontrate, l’attività stesse cominciando ad ingranare prima del lockdown: “come tutte le attività ci vuole del tempo all’inizio per carburare, però eravamo ad una situazione abbastanza florida e stavamo avendo un buon riscontro da parte del quartiere. Ci siamo rimboccati le maniche e ci siamo reinventati spesso, proponendo anche modalità di fare danza alternative rispetto a quelle tradizionali”, come ad esempio il campus estivo o la realizzazione di un flashmob in piazza Duomo in collaborazione con “Maggie e Bianca Fashion Friends”. 
 

Se il lockwdown ha fermato l’attività della scuola di danza sin da subito, bloccandone il fermento riscontrato negli ultimi anni, questo non ha impedito ad Oscar di reinventarsi ulteriormente per stare accanto ai suoi allievi, utilizzando TikTok, canale prediletto dai più giovani. Pur non potendo sostituire la comunicazione in presenza, i social si sono rivelati così uno strumento in grado di portare avanti temporaneamente dialoghi e rapporti interpersonali, soprattutto se rivolti ad una fascia della società vulnerabile e, come osservato in maniere diverse dai commercianti qui intervistati, particolarmente colpita da questa solitudine improvvisa e pervadente. 

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